“Hotel Souvenir” di Dente: un luogo dove far albergare i ricordi

Il 7 aprile è uscito il nuovo disco di Dente, “Hotel Souvenir”, un posto dove possiamo fare un giro tra le stanze dei ricordi del cantautore e farci sorprendere ad ogni piano.

C’è chi mette i propri ricordi in scatole di latta o chi li accatasta in fondo agli armadi come vecchie giacche e poi c’è chi, come Dente, decide di dare a ciascuno una propria stanza con grandi finestre alle quali affacciarsi.

Proprio a questa scelta dobbiamo il nome dell’ultimo disco del cantautore, “Hotel Souvenir” (INRI/Virgin Music Las), uscito il 7 aprile e contenente parte dei suoi ricordi e del suo vissuto in dieci tracce.

Arrivato al suo ottavo disco, Dente decide di allocare le esperienze e i pensieri che lo hanno accompagnato nel suo percorso artistico in una struttura che definisce “confortevole e inquietante”, un edificio, più che un semplice contenitore, in cui la malinconia che lo ha caratterizzato cede il posto alla consapevolezza del presente e alla volontà di viverlo, senza prefiggersi sempre nuovi obiettivi da inseguire.

In occasione della presentazione di questo “disco della consapevolezza”, come lui stesso lo descrive, abbiamo parlato con Dente del suo “Hotel Souvenir”:

“Hotel Souvenir” è il tuo ottavo disco. Cos’è cambiato dai tuoi esordi ad oggi e cosa, invece, è rimasto uguale?

Sicuramente dai miei esordi è cambiato tantissimo, sia dentro di me che fuori di me. È cambiato il panorama della musica italiana, la discografia, il mio modo di scrivere.

Se penso, ad esempio, al mio primo disco, riconosco che è molto bizzarro rispetto a ciò che faccio adesso. Dentro di me è rimasto, però, lo stesso desiderio di scrivere canzoni per il piacere di farlo.

Ti va di raccontarci perché hai scelto “Hotel Souvenir” come titolo del disco?

È stato molto difficile trovare il titolo di questo disco, ci ho pensato molto, ho avuto tantissime idee ma nessuna mi piaceva. Alla fine, ho pensato a questo luogo delle mente, più che fisico, che altro non è che il luogo in cui albergano i ricordi.

La traduzione stessa di “Hotel Souvenir” significa letteralmente “Hotel dei ricordi”, un posto in cui ogni canzone è anche un ricordo di me stesso, di come sono stato negli anni, e il fatto di metterli in un albergo e non in uno sgabuzzino mi piaceva.

Li ho messi in una situazione comoda, in cui hanno una finestra per guardare fuori e io un passe-partout per andarli a trovare.

“Allegria del tempo che passa” è uno tra i singoli che ha anticipato l’uscita dell’album. Com’è il tuo rapporto con il tempo e con il presente?

Il mio rapporto con il presente è sempre stato un rapporto quasi inesistente. Ho sempre pensato di più al passato e al futuro, vivendo poco il presente.

Siamo sempre proiettati verso il futuro, pensiamo di dover raggiungere degli obiettivi, e delle cose da dover fare, e ci dimentichiamo di vivere, di godere del presente.

Imparare a godere del proprio presente e viverlo è una cosa molto importante che fatico a fare come tutti quanti, però, cerco di metterlo in pratica, quando mi ricordo di farlo.

“Discoteca Solitudine” si distacca dall’atmosfera nostalgica degli altri brani. Com’è nata questa canzone e com’è venuta a galla l’esigenza di un suono così differente?

L’idea ce l’ho da molto tempo. Tempo fa volevo fare un disco di musica dance, musica da discoteca, però triste, cose da ballare ma con una vena molto malinconica.

Ho scritto per la prima volta la canzone su questo stesso loop, se senti il provino parte con quasi un minuto di strumentale e poi parte il ritornello e la strofa arrivava dopo molti minuti. Federico Nardelli l’ha sentita e l’abbiamo rimaneggiata e fatta diventare una canzone più classica, diciamo.

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Il disco, come il tuo progetto, è attraversato da una sottile ironia. Quanto è importante per te l’ironia e quanto, invece, ti prendi sul serio?

Non mi prendo sul serio, non ci sono mai riuscito. Mi spaventano anche un po’ le persone che si prendono troppo sul serio, poi magari fanno bene. Ho un rapporto con l’ironia buono, siamo amici. Credo che l’ironia sia molto utile per salvarsi la vita, insieme all’autoironia.

In “Il mondo con gli occhi” ci sono molte collaborazioni con altri artisti (Fulminacci, Giorgio Poi, Colapesce, VV, Ditonellapiaga, Dimartino ndr). A cosa è dovuta la scelta di un brano con tanti featuring?

L’idea di tutti questi featuring nasce come una piccola presa in giro dell’obbligo degli ultimi anni di mettere dei feat nei dischi.

Cantata solo da me non l’avrei messa nel disco con questo marasma di gente dentro, invece, è molto più bella. Io, oltretutto, in quella canzone non canto e l’idea di mettere una canzone nel mio disco in cui non canto, mi piaceva tantissimo.

“Un viaggio nel tempo” chiude il disco con delle raccomandazioni fatte a un “io” più giovane. Cosa non vorresti aver fatto nel tuo percorso e cosa, invece, ti è stato fondamentale?

La scintilla fondamentale è stata quando ho preso in mano la chitarra la prima volta. All’ultimo anno di superiori ho deciso di voler imparare a suonare la chitarra. Da persona che ragiona a comparti stagni, però, mi sono imposto di iniziare dopo la maturità.

Il giorno stesso della maturità sono uscito dalla scuola, sono andato a casa e ho preso in mano la chitarra: quello è stato il momento in cui è nato tutto quanto, quando ho cominciato a scrivere canzoni.

Una cosa che direi al me più giovane di non fare è di non essere schiavo delle aspettative e dei traguardi. I traguardi, ovviamente, vanno bene, sono utili per poter fare delle cose, però, possono diventare delle gabbie che ti fanno fare delle minchiate pazzesche.

Cosa ruberesti dall’Hotel Souvenir?

Ruberei una cosa che bramo tantissimo: il taccuino che sta sul comodino, quello con l’intestazione “Hotel Souvenir”. In effetti, potrei farlo come merchandising.

Qual è l’ultimo disco di cui ti sei innamorato?

Quando mi chiedono che musica ascolto arriva il vuoto totale. La discografia dei “Man I Trust” mi piace tantissimo, sono una delle band che ho ascoltato di più nell’ultimo periodo.

In vista del suo prossimo tour, in partenza il 4 maggio con prima data al Locomotivi di Bologna, Dente, con un disco tanto corale quanto intimo e introspettivo, porterà il suo passe-partout per sbirciare in ciascuna delle sue stanze della mente. In un luogo non precisato, che sa essere presente e malinconico insieme, l’”Hotel Souvenir” di Dente ci accoglie per mostrarci che, col tempo, tutto può coabitare pacificamente.

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Dente “Hotel Souvenir (INRI/Virgin Music Las)

DATE TOUR (in aggiornamento):

4 maggio Bologna – Locomotiv

11 maggio Roma – Monk

12 maggio Firenze – Viper

27 maggio Milano – Mi Ami

9 giugno Torino – Hiroshima