Tomás de Castro Neves esprime la purezza della sensualità negli uomini, lontana da ogni tipo di mascolinità tossica.
Tomás è portoghese, ama la sua terra calda e ricca di tradizioni. Le sue figure dai colori che ricordano gli azulejos rappresentano uomini in movimento, intrecciati tra loro o illustrati singolarmente ma sempre nell’atto di far qualcosa. Una danza di corpi maschili, carichi di sessualità data dalla struttura massiccia del corpo. Tomás con la sua arte innesca a chi osserva la voglia di libertà. Libertà da ogni tipo di gabbia sia fisica che psichica come le sue figure, lineari su sfondi semplici che creano un immaginario minimal, puro.
Blu e bianco, perché questi due colori predominano nella tua arte?
È successo per caso, mentre cercavo di scoprire il modo migliore per esprimere l’emozione di alcuni disegni. Quando me ne sono accorto, il blu ha preso il sopravvento ed è diventato il colore principale che uso. È un colore che dà un senso d’intimità e vulnerabilità, ma allo stesso tempo è orgoglioso e non discreto. Inoltre, stabilisce un rapporto tradizionale con la mascolinità che io cerco di sfidare.
Ci parli un po’ di te?
Sono un artista e architetto di 27 anni, nato in Portogallo. Disegno da quando ho memoria e ora sono felice di vedere che la mia arte mi sta portando in tanti posti. Amo quello che faccio e avere la possibilità di trovare persone che si relazionano con la mia arte e che investono su di me è fantastico.
Qual è il tuo bisogno più grande?
Il mio bisogno più grande è quello di esprimere ciò che sento e di avere il tempo di esplorarlo. Può sembrare banale, ma è importante per qualsiasi artista. Ho bisogno di tempo per capire cosa sto provando e per capire in che modo si riempirà la tela. La maggior parte delle volte, però, accade il contrario: lo metti sulla tela e poi inizi a capire da dove proviene, con analogie e con il processo creativo surrealista.
Chi sono i soggetti che illustri?
Può essere chiunque. Non penso a chi sia quella figura: in un certo senso, quella figura è un concetto. In quanto concetto, può essere portatore di simbolismi che sono soggettivi per gli spettatori.
Quanto è importante per te la forma?
La forma mi aiuta a trasportare le persone nella mia realtà. È essenziale, è la traduzione diretta del mio lavoro. Anche se le mie opere sono molto bidimensionali e in uno spazio vuoto astratto, la distorsione volumetrica delle figure è l’espressione principale della mia pratica.
I tuoi uomini sembrano spesso ballare, è così?
Nonostante non disegni con questa intenzione, molti lo dicono e io lo adoro! Credo che il tipo di contorsione a cui sottopongo le mie figure abbia molte analogie con la danza contemporanea. Per me il disegno è movimento, proprio come la danza.
Quanto ti senti portoghese?
Il Portogallo è la mia casa, le mie radici. È dove ho scelto di stare adesso, ma non escludo l’idea di vivere in altri Paesi.
L’arte che crei è apprezzata nel tuo Paese?
Credo di sì. Anche se ho iniziato a condividere il mio lavoro solo di recente, ho avuto buone opportunità di mostrare la mia arte. Tuttavia, la maggior parte dei miei seguaci e collezionisti non sono portoghesi.
Cosa rappresenta l’uomo per te?
Per cominciare, l’uomo è solo un contenitore, una figura che esprime qualcosa. Gli uomini che disegno celebrano le espressioni di genere e decostruiscono la mascolinità in un modo che considero sano, non tossico, bello e necessario. Più che un genere, è un corpo.
Che cosa è essenziale per te?
La pace della mente e il tempo. Detto questo, penso che continuerò a creare.
Come definiresti il tuo modo di creare?
Ho bisogno di tempo, per pensare, non fare nulla e fissare una pagina bianca. In qualche modo, qualcosa verrà fuori. Faccio molti schizzi e quando penso che possa esserci qualcosa di buono, lo provo su una tela. È un processo che non riesco ancora a comprendere appieno, perché lascio andare il controllo in così tanti modi diversi che la maggior parte delle volte il risultato finale mi sorprende. In altre rare occasioni, un’immagine molto chiara mi viene in mente in modo casuale e mi rimane impressa per giorni o settimane, finché non trovo il tempo e lo spazio per materializzarla.