BLUEM: Nou è la radice del mio futuro

Dopo averci fatto sognare con i sussurri e le atmosfere magiche della sua prima release “NOTTE”, BLUEM torna con il nuovo album “Nou” (Peermusic Italy), e ci conquista nuovamente: vi sareste mai immaginati di sentire convivere insieme il folk sardo con l’hyperpop?

Ci sono persone che hanno legami imprescindibili con la loro terra d’appartenenza che non si sciolgono nemmeno se proviamo a sbrigliarli, non importa dove si va; e se si nasce su un’ isola, la Sardegna in questo caso, il sentimento è ancora più forte e questo Chiara Floris in arte BLUEM lo sa bene.

Il retaggio culturale di un paese come il nostro le stava stretto e come tanti giovani l’ha portata a migrare nell’Inghilterra pre-Brexit, principale rifugio degli expat che cercavano un’identità libera da schemi e pregiudizi, in cui potersi esprimere liberamente; io stesso a 20 anni vedevo Londra come la terra delle libertà e mi ci rifugiavo non appena potevo.

Le radici di Bluem sono radicate in lei e contribuiscono a creare questa contaminazione che in “NOTTE” si muoveva tra passato e presente, e in “Nou” prosegue verso il futuro, in un sentiero fatto di sperimentazione, in cui il folk della Sardegna incontra l’hyperpop, il clubbing, i suoni del trip-hop di Bristol, intraprendendo un percorso di sperimentazione continua, sia stilistica che linguistica.

Un contrasto mutevole tra classico e nuovo che esplode in “Adele”, brano che vede la partecipazione della violinista sarda Adele Madau o nella cinematica “Moonlight” feat. Yasmina, con un testo evocativo che potrebbe essere la scena di un film ambientato in Sardegna.

“Nou” significa nuovo e non poteva avere un titolo più giusto; ce lo siamo fatti raccontare da BLUEM:

bluem nou margiela toh magazine
Ciao Chiara, raccontami come ti sei approcciata alla stesura del tuo nuovo lavoro, Nou, dopo il successo di critica e ascolti del tuo precedente Notte.

Ti dico che in realtà il post Notte è stato un po’ traumatico perchè prima di scrivere il disco non conoscevo l’industria musicale, non conoscevo l’importanza di una label, non avevo la minima idea di cosa ci fosse dietro un progetto musicale e per una come me che vuole avere tutto sotto controllo è stato forte il tutto anche se per fortuna ho un team meraviglioso che mi sostiene completamente.

Ad ogni modo sentivo una forte pressione perché sapevo che la gente si era affezionata a Notte e ho cercato in tutti i modi di non replicare un momento unico e irripetibile ma di crearne uno nuovo, appunto Nou e quindi ho sperimentato tanto cercando di collaborare con donne e uomini in maniera equa poiché quando ho fatto Notte, il mio amico Simone mi ha aiutata tecnicamente ma molte persone, alcuni artisti lo chiamavano perché inconsciamente convinti che il lavoro fosse suo, ma in realtà il suono è mio, Notte l’ho auto prodotto ma ancora oggi è difficile nell’industria della musica pensare che una donna possa prodursi un disco da sola. Ho sofferto molto per questa cosa.

Nou al contrario di Notte è più complesso e meno immediato e questo secondo me è sinonimo di evoluzione artistica. Cosa ne pensi?

Sono totalmente d’accordo, ho fatto tanta ricerca, c’è tanto di me dentro a questo nuovo lavoro e sono cresciuta molto sperimentando e fregandomene del fatto che le canzoni dovessero per forza piacere a qualcuno, mi sono proprio divertita.

Come riesci a fondere e amalgamare i canti/suoni popolari sardi con suoni contemporanei e moderni?

E’ una cosa naturale per me, sono nata e cresciuta fino a 18 anni in Sardegna ed ho sempre avuto un forte legame con la tradizione perché la mia famiglia partecipa a molti eventi in costume, i miei parenti vivono per questo, mia nonna stessa ha lavorato la terra fino a 90 anni, il fratello di mia madre, mio zio è un eremita ha vissuto per anni senza elettricità, gas, e beni primari quindi anche per questo ho un fortissimo legame con la Sardegna che è diventato più forte quando mi sono trasferita a Londra dove la contemporaneità dei suoni e della musica popolare hanno iniziato a convivere e farsi forza insieme.

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La tua musica è molto visiva, se penso al testo di “Moonlight” in cui canti: “Come sei finito qui, passando per i rovi a piedi nudi, senza fare rumore” è molto cinematografica, me ne parli?

Il cinema fa parte della mia famiglia, mia sorella è una documentarista, quindi questa parte evocativa, immaginifica legata alla ritualità e all’espressione è radicata in me.

Con la mia famiglia avevamo l’usanza che dopo cena si guardava sempre un film tutti insieme e all’università a Londra ho studiato musica per film.

Però mentre mia sorella è Disney e cartoni animati io sono più per Lynch, Yorgos Lanthimos, Ruben Östlund, gente serena insomma! A Londra abito a Peckham, dove c’è il Peckamplex, l’unico cinema della città che fa ancora proiezioni a 4.99£ quando ovunque costa dai 20£ in su, una follia!

Dal cinema in questo disco in particolare ho portato la narrazione che è ancora più presente che in “NOTTE” dove c’è un flusso in cui abbiamo alimentato molto la parte visiva, in “Nou” a differenza non avevo quest’urgenza di dire determinate cose, ma ho dovuto cercare di cosa parlare.

In “Moonlight” per esempio ho scelto di raccontare la storia delle Janas che in antichità erano delle piccole donne che vivevano nelle grotte e lavoravano l’oro in filigrana, che è il tipico modo di fare gioielli sardi.

Di giorno lavoravano mentre la notte andavano nei villaggi più vicini a incontrare gli uomini e le donne del paese. La leggenda dice che vestivano di rosso e che indossavano tutto l’oro che avevano lavorato, e chi provava a derubarle o a imbrogliarle veniva maledetto e qualsiasi cosa avrebbero toccato da lì in poi si sarebbe tramutata in cenere. Se invece le persone erano oneste con loro gli regalavano gioielli e li benedicevano.

“Moonlight” parla proprio di questo, penso che le Janas siano la perfetta descrizione del popolo sardo in generale, la storia racconta come siamo ovvero diffidenti all’inizio, soprattuto con chi entra in casa nostra, perché siamo abituati ad essere un territorio utilizzato per altri scopi, quindi sin da piccola ho avuto la percezione che chi entra in Sardegna da fuori non ha rispetto nei confronti della popolazione. Vedi cosa succede in Costa Smeralda o pensa al fatto che siamo pieni di basi militari che non si sa quali test stiano facendo.

Aggiungici che noi preserviamo tradizioni millenarie e siamo un popolo che è stato per anni alla ricerca dell’indipendenza. Abbiamo alcuni personaggi tradizionali come i Mamuthones che sono così antichi che non sappiamo nemmeno quando siano nati e da dove vengono ma li tramandiamo. La tradizione di paese fa parte di noi.

Diciamo però che superato lo step della diffidenza quando capiamo che possiamo fidarci diamo tutto, mio padre se gli stai simpatico ti regala persino i tappeti di casa! Assurdo.

Cosa pensa la tua famiglia della tua musica?

Ahah! Allora mio padre non ci ha mai forzato a fare nulla è sempre stato dell’idea che i figli devono fare il loro percorso, quindi il fatto che sia io che mia sorella ci stiamo realizzando facendo quello che vogliamo lo rende orgoglioso.

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Tua sorella vive ancora in Sardegna?

No, è tornata a Londra da poco dopo essere stata diversi anni a Roma, ora lavora per una compagnia cinematografica canadese che è stata acquisita da Netflix.

Mia sorella è lesbica e ha vissuto malissimo il periodo in cui era in Italia perché nell’ambiente del cinema c’è un sacco di discriminazione fatta senza nemmeno pensare a chi gli sta davanti, riunioni con persone lgbt+ presenti del tipo: “in questa serie dobbiamo mettere un nero e un gay così la gente non rompe i coglioni”.

Senza contare i discorsi che sentiva nel quotidiano, mi spiace molto per lei perché ha chiesto il trasferimento per fuggire da questa ignoranza che la schiacciava e mia sorella è una persona che cerca sempre il confronto, ma non c’è modo di potersi confrontare tanta è l’ottusità.

Come hai scelto i collaboratori di “Nou” dalla produzione ai guest?

Jasmina per “Moonlight” l’ho scelta perché mi ha colpito il suo lavoro. In Italia, nonostante io sia una persona molto curiosa sono poche le cose mi colpiscono poiché qui si è ancora troppo legati alla forma canzone italiana, e questo mi fracassa tantissimo i cosiddetti.

Arssalendo lo adoro, ha una cura pazzesca per tutto ciò che fa e per questo ho voluto lavorare con lui alla produzione, lo stesso per Giumo e per Milo Merah che ha una voce della madonna. Comunque ho scelto tutto per gusto sonoro.

Chi è Adele?

Adele è una compositrice, produttrice e violinista sarda che non ho ancora conosciuto personalmente ma solo virtualmente. L’ho scoperta guardando una sfilata di Antonio Marras in cui lei ha curato la musica e ha inserito la mia “Venerdì” in chiusura. Mi sono troppo innamorata di lei e del suo lavoro e non vedo l’ora di conoscerla un giorno.

Dove hai scattato le foto del disco?

Con Valeria siamo andate in Barbagia perché conosce molto bene la zona nonostante sia un territorio molto difficile da raggiungere, poiché chi vi abita protegge e custodisce il luogo che secondo me è il posto più sardo che conosca.

La copertina è stata scattata vicino a delle cascate che si chiamano Sa Stiddiosa vicino Seulo, un posto davvero irraggiungibile e poi un lago vicino Sassari. Penso di essere pronta per Pechino Express.

BLUEM “Nou” (Peermusic Italy)
Data la tua conoscenza della cultura e tradizione sarda che è piena di miti e leggende ce n’è uno che preferisci?

Facendo questo disco mi sono molto affezionata a Sula, traccia che chiude l’album, un personaggio di un libro sardo di Sergio Atzeni che si chiama “Passavamo sulla terra leggeri”, libro stupendo che raccoglie storie inventate però ispirate a storie della tradizione sarda e ambientate nella Sardegna antica. L’ho amato così tanto che il personaggio di Sula è finito anche sul vinile perché mi ha affascinato moltissimo, consiglio a tutti di leggerlo ne vale la pena.

Nou è anche una capretta con le ali da farfalla, cosa rappresenta?

Volevo a tutti i costi una capretta perchè ne sono ossessionata, mio padre ne ha 15 anche se non le teniamo in casa, dopo il cane è l’animale che amo di più. Ho deciso di mettergli le ali perchè nel disco ci sono elementi fiabeschi, fantastici e quindi via, ecco la capra con le ali.

L’ultimo disco di cui ti sei innamorata?

“Galore” di Oklou, anche se è un disco del 2020 ma ci ho messo un po’ a scoprirlo e poi mi ha rubato il cuore, è un disco incredibile. Poi l’ultimo di Mura Masa “demon time” è wow e l’EP di PinkPantheress che ho consumato insieme a Shygirl.

BLUEM Live 2023:

15.07 – SANTA SOFIA (FC), RUMORS

20.07 – CASSANO MAGNAGO (VA), WOODOO FEST

29.07 – CORIGLIANO D’OTRANTO (LE), SEI FESTIVAL

04.08 – CETARA (SA), BELLISSIMO FESTIVAL nev 07.08 – NOICATTARO (BA), OCULUS

07.08 – NOICATTARO (BA), OCULUS

01.09 – PIACENZA, BLEECH FESTIVAL

24.09 – ROMA, SPRING ATTITUDE FESTIVAL

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Photo: Ikka Mirabelli

Produzione e intervista: Marco Cresci

All clothes: Maison Margiela

Styling: Giuseppe Di Rosalia