Viaggio sonoro nell’universo ibrido di Cosmo.

Esplorando il mix unico di clubbing e cantautorato di Cosmo. Un mondo dove il reale si fonde con l’immaginario, l’aldilà si fonde con l’aldiquà e il sex work è solo un lavoro come un altro.

In un’epoca musicale dominata dall’uniformità, Cosmo si erge come un’eccezione. Con la sua ultima opera, “Sulle Ali del Cavallo Bianco”, l’artista torinese ha gettato le basi per un viaggio sonoro senza confini, unendo elementi del clubbing e del cantautorato in un mix audace e futurista.

Abbiamo parlato con Cosmo e, disco dopo disco, comprendiamo sempre di più il suo mondo: “Talponia”, una realtà urbana reale e scomoda, viene trasformata da Cosmo in un delicato racconto di amore e accettazione. “Troppo Forte” ci ricorda ciò che qui a TOH! ribadiamo sempre, (andate a ballarci sopra…), o ancora “Il Messaggio”, una struggente dichiarazione d’amore dove per la prima volta Cosmo urla a squarciagola “Ti Amo” e il risultato è una sinfonia travolgente costruita su sentimenti ed archi.

Fatevi anche voi un giro “Sulle Ali del Cavallo Bianco”, dove la musica di Cosmo diventa un ponte tra il reale e l’immaginario, tra la libertà e la consapevolezza sociale, dove si possono mostrare le proprie fragilità senza vergogna e  il sex work è solo un lavoro come un altro.

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ph Matteo Strocchia & Marco Servina

Dopo i primi due singoli, “Troppo Forte” e la titletrack, devo dire che mi ero fatto un’idea totalmente sbagliata del disco. Ma tu sei un furbetto, l’hai fatto apposta!

(ride) È che alla Sony mi danno troppo ascolto e poi fanno casini! In realtà senza volerlo abbiamo pubblicato gli unici due pezzi dance del disco, ma erano i pezzi che mi sentivo di fare uscire per primi. 

È che ti predispongono ad un ascolto diverso, ma poi senti il disco e pensi: “Ma che bomba ha tirato fuori Cosmo?”

E ti dici: Cosmo è pazzo! (ride) “Sulle Ali del Cavallo Bianco” è stata un’uscita importante perché è la title track e volevo settare i toni del disco, la sua simbologia. Ma poi il disco, come dici tu…

… vola! Perché il Cavallo Bianco è libero di andare dove vuole! Senti, dopo l’elettronica di “La Terza Estate dell’Amore” avevi già in mente quale direzione prendere?

Diciamo che dopo quel disco l’unica idea che avevo maturato era la necessità di mettere più movimento armonico, più di un paio di accordi a canzone insomma, perché mi trovavo a canticchiare su giri di piano o giri armonici di altre canzoni non mie e pensavo: “cazzo, certo che se avessi un’armonia un po’ più sviluppata potrei anche divertirmi melodicamente“.

Così ho cominciato a muovere le canzoni, ed anche a recuperarne la forma con meno tracce rubate al clubbing. 

Però, soprattutto a livello di produzione, hai mescolato i due mondi del clubbing e del cantautorato creando un Cosmo-ibrido!

Assolutamente! L’idea è nata insieme ad Alessio Natalizia, perché per quanto mi riguarda adesso a livello di produzione Cosmo è un duo. Avrei voluto ci fosse anche lui qui oggi a rispondere alle domande ma vive a Londra. È molto bravo, è resident su NTS, ha fatto musica a nome Banjo Or Freakout, Walls e Not Waving.  

Conoscenza nuova o di lunga data?

Ci conosciamo e lo stimo da tanti anni, è un produttore musicista molto raffinato e ci siamo messi a lavorare insieme al disco in una maniera completamente libera, senza il vincolo di fare musica dance. Io avevo qualche mezzo provino ma poi insieme abbiamo sviluppato tutt’altro discorso. L’idea comune è stata quella di fare una ballad con la chitarra ma mettendoci dentro i suoni della trance music. 

È stato tutto un disgregare i linguaggi e gli stili e mischiarli insieme – un un gioco divertente che mi ha aperto ulteriori possibilità e mi ha reso ancora più libero. 

Posso dire, che album dopo album, sei sempre più libero?

È così! Con il disco precedente ho fatto un viaggio dettato anche dall’epoca in cui è nato, quindi un lavoro vicino al rave. È stato intenso, una vera e propria scorpacciata, e alla fine mi sono chiesto: “Ok, e ora per non annoiarmi cosa mi mangio?” 

Facile, un mango!   

Ahahahahah! Esatto un mango!

Così è nato questo album libero e contaminato, difficile da definire, è imprevedibile, senza genere, e mi apre ancora più strade sul futuro.

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Hai pubblicato quelli che definisci gli unici pezzi dance, ma ti chiedo, “Momenti” ha un crescendo incredibile, monta, monta e quando dovrebbe esplodere finisce, è come un coito interrotto, ti diverti a fare questi giochetti dicci la verità!

Eh mi hai beccato, è un giochino che abbiamo usato più volte, hai ragione! Nella mia testa pensando a questa traccia in particolare, quel momento nella mia testa simboleggia la morte, un crescendo e un silenzio assoluto.

Abbiamo intenzionalmente fatto uscire la musica dal mix ad un volume disumano, cosa che non si fa mai perché si cerca un bilanciamento e qui invece l’abbiamo fatta strabordare fuori e poi abbiamo chiuso!      

Nell’album c’è un pezzo che dedichi a tua figlia e che si chiama “Talponia”, ha un testo che colpisce come un pugno eppure è una canzone d’amore, me ne parli?

Talponia è un complesso di case olivettiane di Ivrea, bellissimo e assurdo, mia figlia ha l’asilo nido dentro quel complesso.

Nella primavera del 2023 accompagnando mia figlia all’asilo in uno dei nostri momenti teneri, ho pensato che avrei dovuto ambientare a Talponia, che è questo luogo non luogo, una delle mie canzoni.

Poi sono consapevole che nel testo fondamentalmente dico a mia figlia “sex work is work”… Ahahahah sono un padre degenere!

Sei un padre libero da ogni pregiudizio! 

Ma poi a Talponia ci lavorano davvero le prostitute, c’è di tutto, anche quando nel testo dico che c’è una ragazza trans che a Natale e a Pasqua va a portare i regali ai bambini dell’asilo è una storia vera, me lo hanno raccontato le maestre. La realtà mi aveva già dato tutti gli elementi per fare un pezzo.

Sono curioso di quel che si dirà ad Ivrea quando uscirà questo pezzo che scoperchia un taboo della città! 

C’è moltissimo amore anche in questo album, come fai ad essere sempre così innamorato? Sei davvero un cuore tenero.

Eh si… sono tenero, a volte fragile… non lo so, però è stato un anno particolare, molto forte e incasinato, bisognava in qualche modo ritualizzarlo, estetizzarlo, elaborarlo, questo viaggio sul cavallo bianco è stato assurdo. 

Ed è finito questo viaggio ora?

Non lo so perché il cavallo bianco ti porta al di là dell’amore e al di là del dolore, al di là di tutto al di là del bene e del male, ti porta altrove e a volte capire cos’è il bene e il male… boh, e chi lo sa!

L’ultimo anno è stato davvero un periodo di conferma, scoperta, esplorazione, sperimentazione; mi sono sentito spesso a cavallo di due mondi, quello dell’aldilà e quello di qua. Anche il rapporto di coppia è stato un’esplorazione molto intensa.

Come dico nel pezzo che apre il disco “Come un angelo”: “abitare questo spazio di confine tra l’aldilà e la società”. Mi sento un essere che vive al confine tra le due cose in un mondo completamente psichedelico. 

Tornando a parlare di cantautorato, penso che “Abbraccio” sia un omaggio ad uno dei miei artisti italiani preferiti, Luca Carboni, confermi?

Certo! L’altra sera strippavo ascoltando “Ci stiamo sbagliando”. A me Carboni piace tantissimo, ricordo che mia mamma ascoltava tantissimo quel disco con lui in cover con il cappello bianco, penso fosse omonimo, il disco dove c’è “Farfallina” del 1987.

Ci hai preso, devo averlo ascoltato così tanto da bambino che mi è rimasto dentro.

Luca Carboni ha un grande stile e fare un pezzo così per me è stato come rompere l’ennesima barriera, è anche la prima volta che dico ti amo in un pezzo, non lo avevo mai fatto. 

Parli de “Il Messaggio” il pezzo che chiude il disco con quella suite di violini meravigliosa giusto?

Quel pezzo sì… non so come reagirò nel cantarla dal vivo, tanto poi il concerto finisce e mi chiuderò in camerino a piangere.

Lavorare al messaggio di questa canzone è stato molto difficile perché sia io che Alessio non riuscivamo a toccarla, avevamo il loop pronto ma ci mandava in crisi e piangevamo.

Fin che una sera non ho trovato la chiave giusta, ma è stato davvero una valle di lacrime, durante l’ultima prova che abbiamo fatto per il concerto sono esploso a singhiozzare.

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Cosmo “Sulle Ali del Cavallo Bianco” (Columbia/42records)

Siamo in Stazione Centrale a Milano dentro un cubo di vetro del pavimento led per provare un po’ l’esperienza del tuo viaggio, cosa ti aspetti accada in questo spazio che titola a lettere cubitali “Qui Nessuno è Normale”?

Probabilmente stanotte verrà qualcuno a bucarsi! (ride) A parte gli scherzi spero che qualcuno ci possa passare la notte se ne ha bisogno, è una cosa che mi farebbe piacere.

Puoi anticiparmi qualcosa sul live?

Qualcosa ma non troppo… vorrei ampliare ulteriormente il linguaggio, rispetto al tour precedente non sarà sempre una discoteca diciamo.

Ok la cassa chiama sempre, ma ho notato che mi mancavano dei tasselli più emotivi, più intimi, più morbidi e questa volta ci saranno, anzi portate qualche fazzoletto perché in tour si piange anche.  

Abbiamo parlato della traccia che lo chiude, ora tocca a quella che lo apre. “Come un angelo” comincia con una mitragliata di suoni e la tua voce altissima, avevo messo il volume bello alto… immagina! 

Quel pezzo è uscito da un’improvvisazione, anche il testo è nato così in presa diretta improvvisando le parole, poi ho corretto solo un paio di pezzettini cercando di fare la voce rovinata come avevo quella notte e poi ho capito che sarebbe stato il pezzo di apertura del disco. Che poi è fuorviante messa lì.

Dici? Io penso setti il tono del disco.

Beh sì, anche dai, perché dentro c’è di tutto, ha l’elettronica acida e il pianoforte ma anche molta melodia, armonia e sentimento.

Forse questo disco va più incontro ai delusi dall’ultima mia fase, ma io non l’ho fatto per loro ma per me, e credo che alla fine passerà il suo essere sincero e spontaneo senza seghe mentali. 

Di chi è la voce femminile che si sente nel disco qua e la?

Ma di Pan Dan, e chi se no! Sarà anche lei in tour con noi! Sta facendo le sue cose per altro e spacca, con i suoi tempi da professionista perdigiorno ma ci sta arrivando.

Dovremo tirar fuori dai cassetti i copri capezzoli di liquirizia allora! 

I copritette commestibili! Te li ricordi? Ahahahah!

Come dimenticarli! Chiudo la chiacchiera con la mia domanda di rito, qual è l’ultimo album di cui ti sei innamorato?

“Endless Love” dei Romance è un album dell’etichetta di Alessio, la Extatic, è una traccia unica di 35 minuti tutta strumentale che sembra una storia d’amore, è pazzesca, la trovi su Bandcamp.

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