Claudym non è un incidente di percorso

Nel suo album di debutto “Incidenti di Percorso”, Claudia Maccechini aka Claudym, canta una canzone che s’intitola “Ragioni Sbagliate” ma noi ne abbiamo mille giuste per dirvi di ascoltarlo.

In un miscuglio di ironia, sincerità e ritmi pop, Claydym si rivela come un’autrice e interprete in grado di cogliere l’essenza delle esperienze quotidiane e trasformarle in canzoni che risuonano autentiche e coinvolgenti.

L’avevamo già incontrata con il suo primo EP UN-POPULAR, ma con il suo primo album Incidenti di Percorso, la giovane artista milanese si apre al pubblico con una serie di brani che mescolano racconti personali, narrazioni tragicomiche e melodie orecchiabili.

In questa chiacchiera che ci siamo fatti a ridosso dello shooting, Claydym ci porta dietro le quinte della sua musica, raccontandoci il processo creativo, le influenze e le sfide incontrate lungo il cammino.

Tra riflessioni sulla scrittura dei testi, la produzione del disco e l’impatto della sua presenza sui social media, Claydym si svela come un’artista che affronta il mondo con ironia e determinazione, senza mai perdere di vista la propria autenticità.

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Camicia TOMMY HILFIGER, Pantaloni MARCELO BURLON COUNTY OF MILAN

Finalmente è uscito il tuo primo disco “Incidenti di Percorso”, come la vivi?

Al momento mi sento un po’ in un frullatore! (ride, ndr). Però sono davvero orgogliosa di questo disco e felice del fatto che finalmente lo possano sentire tutti. É stato un lavoro lungo, di maturazione e mi piacerebbe riuscisse a far sentire un po’ di più la mia voce. Ma i feedback di questi giorni sono positivi e ne sono contenta.

Un album frutto di un lungo lavoro. Come ti trovi come artista esordiente nel calderone della musica italiana?

Penso che soprattutto in questo periodo si faccia una fatica immensa. É scoraggiante perché a volte sembra non ci sia proprio spazio. Servirebbe un po’ di fiducia in più verso i progetti nuovi. Però sono felice di avere avuto la libertà di fare la musica che volevo io, non é scontato.

I tuoi testi sono ancora un mix tra esperienze personali, amici e di fantasia, perché mi sembrano più personali rispetto ad Un-Popular, sbaglio?

É molto interessante questa cosa perché pensavo di aver avuto una scrittura più personale in Un-Popular e più narrativa in questo album.

Probabilmente pur essendo passata (rispetto all’ep) a racconti di situazioni o storie altrui, il mio approccio alla scrittura é diventato più aperto e quindi chiaro in questi anni, permettendomi di far uscire meglio la mia personalità anche quando non parlo di me, e questo mi fa molto piacere.

Ti piace sempre scherzare sulle sfighe della vita, quelle legate al quotidiano, dalla gomma da masticare attaccata sotto alla scarpa ad un bubble tea rovesciato, queste allegorie pop nascondono messaggi più seri?

Ci sono sicuramente dei brani più leggeri, come “Cose che si dicono” per esempio, ma quasi tutti nascondono un “amaro in bocca”, un racconto più profondo rispetto a quello che si pensa.

L’ironia é proprio un modo che ho tutti i giorni per comunicare ed é quindi uscita naturalmente nei testi delle canzoni, filtrando un po’ il contenuto.

Penso ci siano vari layer nei brani del disco, che passano, come dicevi tu, da quello visivo più pop e rassicurante (con le allegorie funny) fino ad arrivare ad una parte più profonda in cui capisci che la maggior parte dei testi parlano di una persona che é in continua lotta con sé stessa.

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Giacca e pantaloni MARCELO BURLON COUNTY OF MILAN, T-shirt OBEY

Sento un approccio più maturo sia nella musica che nella vocalità e anche nei testi, direi che c’è meno caos. È stata una scelta voluta?

Credo sia stato il risultato di una necessità più che di una volontà. Penso per esempio che questo disco suoni anche più pop, ma semplicemente perché é più chiaro.

Maturando, scrivendo, riascoltando, ho visualizzato degli errori che facevo e li ho corretti. Non perché volessi essere più efficace in termini di numeri, ma perché volevo essere più comprensibile.

Ho dato tantissima attenzione alla scrittura perché non mi sentivo abbastanza come cantautrice e questa insicurezza credo mi abbia fatta migliorare tanto. Ho capito, crescendo in questi anni con la musica, cosa fosse necessario e cosa no. 

Succede ancora che ti chiedano se scrivi veramente tu i tuoi testi perché sei donna?

É da un po’ che non mi succede in realtà (ride, ndr). Forse ci si sta abituando a questa cosa? Negli ultimi mesi, anzi, ho trovato tantissime persone attente e partecipi, che sottolineavano il mio ruolo nelle canzoni che ascoltavano. 

Sei molto esposta sui social, a volte sembri scazzata, altre super energica, altre sbadata. Mi chiedo qual è, se c’è, differenza tra ClaUdym e Claudia.

Nessuna, anzi a volte non mi rendo conto del contesto in cui mi trovo e rischio di sparare delle robe che forse dovrebbe dire solo Claudia!

Claudym é la parte di me che si mette più in gioco perché generalmente nella quotidianità non vivo situazioni molto adrenaliniche.

Però quando capitano a Claudia (che, per abitudine é più composta e tranquilla) le affronta allo stesso modo. Non c’é un alter-ego, sono esattamente così. Mi piace essere un po’ l’antieroe, la pop star che non é star per niente.

Ascoltando l’album e le sue derive anni ’90 è come se avessi assorbito tutte l’energia di quel periodo in cui eri una teenager e l’hai fatta defluire attraverso la Claydum di oggi con un risultato che suona nostalgico ma moderno, è così?

Assolutamente. La musica dei Novanta / Duemila é quella che mi ha formata sia umanamente che musicalmente. Sono i miei riferimenti, stampati in modo indelebile dentro di me perché legati anche ai ricordi d’infanzia: non c’é niente di più potente.

Non é un caso che, in un periodo in cui non c’é grande varietà nella musica, le novità che ho ascoltato in questi anni erano gli artisti che riportavano gli anni ’90 nei giorni nostri.

Renforshort, Upsahl, Willow Kayne, Master Peace, e via dicendo. Mi sono ritrovata in questa corrente. Già in Un-Popular c’erano delle influenze dei ’90, ma in Incidenti Di Percorso si sono definite di più.

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Total Look TOMMY HILFIGER

Con chi hai lavorato alla produzione del disco? Ci sono dei pezzi bomba da questo punto di vista, penso a come ti travolge “Trigger” che sfiora la gabber, o “Blahx4” che mi riporta un po’ al mondo dei primi No Doubt.

Il disco é stato prodotto per metà da okgiorgio e per metà da Marcello Guava. Nonostante ciò penso ci sia un sacco di coerenza e sintonia tra i vari brani. Quando mi fido professionalmente di una persona mi piace mantenere quel team, per questo non ci sono tanti nomi coinvolti in questo album.

Le canzoni sono state quasi tutte scritte da me e poi prodotte in studio con Giorgio o Marcello, ad eccezione di tre brani in cui ho collaborato con Wako, Celo, Itto piuttosto che Palmitessa.

Con Wako in particolare si é stretto un bel legame ed é stato umanamente di supporto su un po’ di pezzi del disco, facendoci compagnia in studio quando ci stavamo lavorando.

Che ascolti hai fatto mentre registravi il disco? 

Un po’ di quelli citati prima (Renforshort, Upsahl, Master Peace, Willow Kayne) più tanti dell’epoca ’90-2000, come le All Saints, i Blur, Prodigy, Gorillaz, e via dicendo.

Sui social hai sempre un sacco di idee divertenti. Dal cartonato di Danny De Vito, a tu che ti fai doppiare da tua nonna, alla vita dei tuoi cari topini… si vede che hai un background creativo. Pensi ti sia stato utile nel tuo lavoro di cantante che fa parte di un meccanismo così esigente? Perchè si da per scontato che per fare una storia ci vogliono 15 secondi ma in realtà può diventare stressantissimo farne una. Cosa ne pensi?

A volte sono un po’ in difficoltà. In generale mi diverte sempre fare contenuti creativi perché ho vari stimoli e quindi diventano semplicemente delle valvole di sfogo aggiuntive, altre vie di comunicazione.

Questa mia indole coincide bene con la necessità di farlo, però é molto stancante.

Adesso a un artista si richiede tutto un mischione di cose che rischiano di distogliere dal focus centrale.

Oltre al fatto che assorbono davvero tante energie. I social infatti li trovo un po’ meno invitanti rispetto a tempo fa.

Non mi diverto più a postare quello che sto facendo nelle storie, per esempio. Me lo vivo e basta. Anzi, soprattutto non lo faccio quando sono in compagnia. Instagram e TikTok sono diventati più una sorta di portfolio per me.

Mi dispiace un po’ però quando la serietà di un artista viene sminuita da quanto é attivo sui social, non pensando al fatto che nel 2024, soprattutto per un emergente, é una modalità meno controllata (anche se comunque dipendente da logiche algoritmiche) di far arrivare il proprio lavoro a più persone.

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Camicia TOMMY HILFIGER

“Uomini Alfa” è una canzone che attacca il patriarcato ma con strafottenza, direi che è una girl power che l’ha scritta. Quanti uomini alfa hai incontrato nella tua vita?

Abbastanza, e nel contesto studio potrebbe essere una continua sfida interfacciarsi con nuove persone.

A volte non veniamo prese sul serio: sottili atteggiamenti di mansplaining, esperienze comuni a tutte e stancanti.

Però sono fortunatamente stati incontri sporadici e non particolarmente significativi. Non vorrei essere fraintesa, ognuna di queste esperienze ha lasciato una traccia, ma si parla di sconosciuti o persone con cui non ho mai più dovuto avere a che fare direttamente.

Gli uomini che mi sono vicini sono sempre stati empatici: un safe place che a volte rende più scioccante mettere la testa fuori e scoprire che c’é ancora chi si atteggia diversamente.

Quanto è importante per te raccontare le tue esperienze ma in un modo che definirei tragicomico, come se mettessi in piazza le tue sfighe quotidiane ridendoci sopra; fa parte della tua cifra stilistica?

Più o meno, però farlo é fondamentale per me per sopravvivere. Sono una persona molto ironica e lo sono soprattutto nel comunicare la mie fragilità e i miei problemi agli altri.

É un modo per esorcizzarli e prenderne il controllo, ma anche per cercare di farsi una risata. Però in realtà prendo tutto in modo mega drammatico! Forse é per questo che cerco di alleggerire.

Vivo ogni ostacolo come una fatica enorme. Sono… un po’ pesante! (ride, ndr)

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Total Look TOMMY HILFIGER

Il pop ultimamente si prende molto sul serio, a me manca un po’ di spensieratezza o anche di scazzo e tu ce lo hai riportato! È una scelta intenzionale?

Sì e no. Come dicevo prima é un lato di me che é uscito naturalmente perché fa parte della mia quotidiana comunicazione e del mio modo di essere. Però, se dovessi analizzarmi, é una cosa che non andrei a togliere, un po’ una mia cifra stilistica che mi piace.

Quindi se mai dovessi perdermi o sentirmi dire di fare altro, me lo voglio ricordare. Ho vissuto io stessa il peso di questo prendersi sul serio e della distanza col pubblico messa dai miei artisti preferiti.

Non mi piace e non mi faceva sentire adatta a provare a fare anch’io musica, perché diversa da quella cosa lì. Io voglio essere normale.

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Total Look MARCELO BURLON COUNTY OF MILAN

É un periodo in cui in Italia ci sono tantissime artiste donne, alcune riescono ad emergere altre restano in un sottosuolo che va scoperto e una volta fatto è meraviglioso, c’è solidarietà tra di voi?

É molto difficile rispondere senza cadere nella generalizzazione, però di base direi che quello della musica é in partenza un club, con tanti alla ricerca di una salvezza, un modo per esserci o rimanere, e di conseguenza se non rispetti certi requisiti difficilmente vieni calcolato.

Fatta questa premessa, é oggettivo che l’industria musicale porti ad una maggiore competizione tra le artiste femminili, perché siamo meno e perché vittime di un divieto di ogni genere di sovrapposizione, (look simili, colore di capelli uguale, o capelli colorati in generale, e tante altre cose sono già abbastanza per definire un’artista la copia di un’altra, mentre a livello maschile questa cosa non succede).

Diventa quindi un po’ una gara a chi ci riesce prima. Uscire da queste dinamiche e capire che lo spazio dato ad un’altra persona non lo leva a te (ma questo in generale) é difficile, ma é una cosa che ho cercato e che cerco sempre di fare perché ho capito che supportare mi fa sentire bene.

Non posso dire, sinceramente, di sentirmi parte di un gruppo, ma non posso nemmeno dire che sia sempre una questione di mancanza di solidarietà. Forse la motivazione é semplicemente relazionale.

Per carità, ho delle amicizie e artiste con cui ci sosteniamo, sto facendo una generalizzazione. Però se si vuole far credere che a prescindere ci sia una squadra e tanta empatia, questo secondo me purtroppo non é ancora arrivato.

Com’è stato aprire le date al Forum di Assago dei Pinguini Tattici Nucleari? Ti è servito a farti conoscere un po’ di più? Io penso che in Italia dovrebbe esserci più spazio ai giovani artisti in apertura dei concerti dei big come succede all’estero

Sì, sarebbe bello e sono molto grata ai Pinguini per avermi dato questa possibilità, assolutamente non scontata, soprattutto considerando la responsabilità di aprire un concerto in un palazzetto per un’artista con pochissimi live alle spalle, quasi zero. É stata un’emozione incredibile e bello vedere sostegno ed entusiasmo da un pubblico non tuo.

Ci sono per fortuna quelli così felici di sostenere il loro artista/la loro band, che tutto ciò che poi é legato a loro lo accolgono a prescindere nella propria famiglia. Mi sono sentita così e alcune persone sono rimaste.

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Total Look TOMMY HILFIGER

Questa tua predilizione per un look street da maschiaccio da dove arriva?

Già da quando ero piccola, ma in modo variabile. Io dico sempre che ho un sacco di contrasti, é come se fossi divisa in due persone, così come penso che esca in Claudym e nelle mie canzoni. Quindi ricordo una me con un look mega maschiaccio e una me con gonnellina e fiocchetti.

Ho avuto i capelli corti per tanti anni e mi piacevano, salopette e scarpe da ginnastica. La mia Spice preferita era Mel C (ma anche Mel B) ed é scontato dire che amavo Pink, Gwen Stefani, Natalie Imbruglia.

Negli anni dello sviluppo ho vissuto molto male il mio corpo. Ricordo che nel periodo delle medie facevo il bagno con i pantaloncini da uomo, lunghi fino al polpaccio, e la muta sopra. Mi piaceva tantissimo.

Poi ho dei ricordi e fotografie di me, appunto, tutta composta, con la gonna, la camicetta… grandi contrasti, mi sa che mi piaceva già molto giocare con la mia estetica.

Ma in generale le donne con i look street le ho sempre trovate mega stilose e guardate con ammirazione, volevo essere come loro. A questo si aggiunge un disagio nello scoprirmi che, nonostante gli anni passati, non se n’é andato del tutto.

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Camicia TOMMY HILFIGER, Pantaloni MARCELO BURLON COUNTY OF MILAN

Come sarà il nuovo live di Claudym?

Molto divertente e coinvolgente. Abbiamo preparato un piccolo show, nelle nostre possibilità, ma ben strutturato e con un bel dialogo con il pubblico. Non vedo l’ora di portarlo sui vari palchi.

Ultima domanda di rito: qual è l’ultimo album di cui ti sei innamorata?

“How to make a master peace” di Master Peace. Album recentissimo, che spacca!

CLAUDYM “Incidenti di Percorso” (Island)

Production & words: Marco Cresci

Fotografo Alessandro Esposito
Stylist Alex Vaccani
Grooming Sara Vescia
Stylist Assistant Alessandro Marzo
Photographer Assistant Luca Trelancia

Thanks to: Circus Management, Island Records, GDG PR