Lola Rodrìguez è la rivelazione di Veneno

Si sono viste in anteprima italiana al 35° MIX Festival le prime due puntate di “Veneno la serie” al momento hainoi ancora senza una distribuzione nel nostro paese.

Questa opportunità ci ha però dato l’occasione di incontrare sia i registi Javier Ambrossi e Javier Carlo e la co-protagonista Lola Rodrìguez “Valeria” nella serie, con cui abbiamo fatto due chiacchiere su quella che per noi è stata la serie dell’anno. 

Se non la conoscete, Cristina Ortiz Rodríguez, meglio conosciuta come La Veneno, è stata ed è una delle icone LGBTQI più conosciute e amate in Spagna. Se non conosci la serie clicca qui

Prostituta transessuale, sboccata e bellissima, la sua popolarità esplode quando ospite ad una trasmissione della rete tv Telecinco mostra il seno in diretta facendosi amare da tutta la Spagna.

Ma la serie di Javier Ambrossi e Javier Calvo (quelli di Paquita Salas, su Netflix), oltre a seguire la vita dai suoi esordi, al successo, alla decadenza de La Veneno, (interpetata da tre attrici magistrali: Jedet, Daniela Santiago e Isabel Torres), segue altre storie parallele tra cui quella di Valeria Vegas, studentessa transgender super fan della Veneno che quando riesce finalmente a conoscerla decide di scrivere un libro sulla vita, (anche questa è una storia vera).

Non vogliamo spoilerarvi troppo ma Lola Rodrìguez ha un percorso molto vicino a quello di Valeria Vegas, a tredici anni con il supporto della famiglia inizia la sua transizione così come il personaggio che interpreta nella serie, che trova il coraggio di essere sé stessa al fianco di Cristina La Veneno.

Una serie coraggiosa, cruda, vera, pop e indispensabile, sperando possa trovare presto spazio nella distribuzione italiana, ne abbiamo parlato con la talentuosa Lola Rodrìguez che dal vivo è dolce, vera e solare proprio come appare nella serie. 
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I registi Javier Calvo e Javier Ambrossi insieme a Lola Rodrìguez – ph by Alex Vaccani
Ciao Lola come stai?

Bene grazie, adoro l’Italia ci sono stata anche in vacanza l’estate scorsa e sono felicissima di essere qui a presentare La Veneno. 

Che effetto ti fa essere qui oggi a parlare di una serie che è uscita in Spagna nel 2020?

Siamo appena usciti dalla presentazion ed è stato bellissimo, sono rimasta sopraffatta dall’accoglienza e mi sono anche commossa. (lo è ancora visibilmente n.d.g.) 

Ti faccio i complimenti per la serie che ho visto come tutti i gay “sgamati” italiani!

Hahahahahaha voi ragazzi! Batti il cinque! 

Credo che tu sia stata fantastica nella serie, ci hai fatto ridere e piangere. Quanto sapevi della storia de La Veneno prima di essere coinvolta nella serie?

Quando ho cominciato la mia transizione, avevo 8 o 9 anni, cercavo da sola informazioni su internet a proposito di persone trans, e Cristina è stata una delle prime che ho trovato.

Per me è stata sì una referenza ma è stato anche come se in lei vedessi me stessa, lei ha avuto una vita dura e ricordo che pensavo a quanto fosse forte e se io avrei mai avuto la forza di passare tutto quello che le è capitato.

Ma la verità è che è stata lei a darmi la forza, perché ho pensato che se è riuscita lei potevo farlo anche io quindi la sua storia mi ha aiutato moltissimo. Penso che nella nostra società sia molto importante parlare della nostra comunità e del modo in cui siamo trattati e di come venivamo trattati negli anni ’90 quando l’unica opzione per le trans di lavorare era prostituirsi.

Lei è andata in televisione, l’abbiamo vista tutti con i nostri occhi e ha cominciato a parlare di problematiche di cui prima nessuno aveva mai parlato. La Veneno per me è strabiliante.

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C’è un aspetto della sua storia in cui ti relazioni particolarmente?

Cristina era alla ricerca costante d’approvazione e d’amore nei confronti della sua famiglia, e io non posso immaginare di essere dove mi trovo ora senza il supporto che ho avuto da parte della mia.

Il desiderio che aveva di essere amata è qualcosa su cui posso basare tutta la mia vita, quindi quando penso che lei non è riuscita ad ottenerlo, do ancora più valore al supporto che io ho avuto.

Per me è assurdo che ci possono essere ancora oggi persone che vengono addirittura allontanate dalla famiglia e quando mi sento dire:”sei stata fortunata” mi arrabbio perché non si tratta di avere fortuna ma di qualcosa che dovrebbe essere normale accettare. 

Com’era lavorare in un set circondata da attrici trans?

Incredibile! Come essere a casa tutto il tempo. In università ero l’unica persona trans quindi ha cambiato la mia vita perché sono passata da un luogo in cui ero quella con l’etichetta ad un’altro dove non ce n’erano e mi sentivo totalmente libera. Eravamo sempre noi stesse senza che nessuno ci dicesse se eravamo giuste o sbagliate, e non c’erano trans solo tra le attrici ma anche in tutta la produzione, c’erano trans dappertutto è stato fantastico e mi ha reso molto forte. Porterò questo ricordo per sempre con me. 

Come è stato interpretare il tuo personaggio durante la transizione?

E’ stata una sfida ma avendo iniziato la mia transizione giovanissima ero sicura di me, non mi ha trascinato nell’oscurità perché ho avuto il coraggio di guardare me stessa e il mio passato e arricchirmene diventando più forte.

Non ho paura di vedere me stessa mascolina, o il mio corpo, ho capito che anche questa è una bellissima parte di me stessa e che come appaio esteriormente tramite la mia immagine non deve essere sempre la rappresentazione di mes stessa, io sono Lola con la barba o senza, con il seno o senza, o qualsiasi altra cosa.

Devi credere in te stessa e nessuno ti potrà togliere niente, c’erano cose di cui avevo paura ed ero vulnerabile ma ora non ci sono più perché ho imparato che nessuno puà cambiare chi sono. 

Valeria, il personaggio che interpreti, è determinato, appassionato, affascinante e illumina la scena anche nei momenti più drammatici, come ti sei avvicinata al personaggio?

Ricordo che mentre leggevo il copione di Valeria ho piant moltissimo, mi sentivo rappresentata totalmente era come leggere la mia vita, la sua transizione era la mia, i suoi dolori anche, è stato come un viaggio personale in cui ho esposto totalmente me stessa. Penso che interpretare Valeria mi abbia cambiato molto, non avrei potuto interpretarla in altro modo. 

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Lola Rodrìguez in “Veneno La Serie”
Vi aspettavate un successo così grande con la serie, avete vinto anche un GLAAD Media Award per la miglior sceneggiatura!

No, nessuno se lo aspettava! Stavo studiando psicologia quando mi hanno chiesto: “Hey, vuoi partecipare a un casting?” Mi sembra ancora tutto così irreale. E’ una serie spagnola non pensavamo avrebbe avuto questa risonanza internazionale. 

Qual è il tuo rapporto con la moda, di recente hai partecipato alla campagna globale inclusiva di Calvin Klein…

Penso che la moda sia un po’ come recitare perché ti da modo di veicolare messaggi nella società, ti permette d’infrangere le regole, rompere gli schemi, portare avanti i problemi della società facendo arte. Penso che grazie a La Veneno sono molto più connessa con la moda di prima. 

Dove ti vedremo prossimamente?

Ho fatto un film per Amazon Prime che s’intitola “Poliamor Para Principiantes” che al momento è uscito in Spagna e poi una serie Netflix che si intitolerà “Bienvenidos a Edén” abbiamo appena finita la prima stagione ma saranno 4. 

Puoi anticiparmi qualcosa di questa serie?

E’ ambientata su un’Isola, dove alcune persone molto attive sui social vengono invitate a partecipare al party più esclusivo mai reaizzzato, ma il paradiso non è così roseo come sembra…

La canzone che ti ha cambiato la vita:

“What’s Up” dei 4 Non Blondes è una canzone che ha segnato i miei anni da teenager e mi ha aiutato molto. 

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