Teri Gender Bender ci libera da ogni costrizione

Teri Gender Bender, la riot grrrl di Guadalajara paladina dei diritti LGBTQ+ torna sulla scena in veste solista, contaminando con sperimentazioni pop il suono punk per cui è conosciuta con il suo gruppo The Butcherettes.

Teri Gender Bender– vero nome Teresa Suárez Cosío – non è estranea alla scena musicale. Dal 2007 è conosciuta come membro fondatore e frontwoman della band punk, The Butcherettes dal 2007.

Nata a Denver da immigrati messicani, Teri Gender Bender è tornata in Messico con sua madre a 13 anni dove ha trovato rifugio nella scena punk locale dal sessismo che affrontava nella vita di tutti i giorni, e ha fondato The Butcherettes.

Ora ha intrapreso la carriera solista con la pubblicazione di una serie di 10 EP di 4 brani ciascuno, di cui al momento ne sono usciti due: “SATURN SEX” e “STATE OF FEAR”; quì lo stile musicale avant-garde di Teri Gender Bender si rivela nella sua forma più toccante e vibrante rivelando la sua personalità autentica.

L’abbiamo intervistata:

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Ciao Teri, come stai?

Ciao Marco! Sto benissimo e tu come stai?

Bene, piacere di conoscerti, io sono a Milano, tu dove ti trovi adesso?

È un piacere anche per me conoscerti. Mi ritrovo costretta a letto perché mi sono ammalata nell’incantevole El Paso, in Texas.

È stato un periodo prolifico per te. Cosa ti ha reso così creativa in questi tempi bui?

Onestamente gli EP sono stati scritti e registrati prima della pandemia, avevo un sacco di musica archiviata in diversi dischi rigidi e me ne sono semplicemente dimenticata finché non mi sono ritrovata a viaggiare con il mio partner in Europa.

Lì ci siamo incontrati con alcuni amici, abbiamo cucinato cibo messicano per loro, condito da racconti e risate e durante queste conversazioni, tra le chiacchiere è venuto alla luce del nostro amico Johann (proprietario dell’etichetta CLOUDS HILL) che avevo molta musica e lui ha detto casualmente: “Bello , sarebbe fantastico ascoltarla e farne uscire tipo 5 EP”.

Così quando sono tornata a casa ho riordinato le canzoni e le ho fatte mixare dal nostro amico e fonico di studio Jon Debaun, il lavoro era così tanto che i 5 EP sono diventati 12! Johann e tutto il team della Clouds Hill sono stati fantastici e hanno sostenuto l’idea di pubblicare tutto.

Credo che tutto sia nato dal fatto che la vita mi diceva di lasciarmi andare e seguire il flusso dell’avventura che l’accompagna.

E’ stata come una purga spirituale/musicale, un bel modo per “uscire dall’armadio”. Ci sono ancora dischi rigidi intatti di musica scritta durante la pandemia, ma sono troppo sopraffatta per riorganizzare tutto… forse tra un paio d’anni. (ride. ndr)

In che modo pensi che i tuoi due EP “STAFE OF FEAR” e “SATURN SEX” siano collegati?

Il suono in generale li collega sicuramente. Sono stati entrambi scritti insieme a Eureka the Butcher, quindi molti dei paesaggi sonori e degli arrangiamenti provengono dalla sua prolifica mente creativa. Penso che i nostri universi si completino a vicenda, tramite la nostra avventura sonora che si intreccia a servizio della narrazione e viceversa.

Philo Tsoungui è incredibilmente creativo e geniale con la sua batteria ha benedetto profondamente le canzoni. Il concetto generale della mia mente, mette in relazione questi due ep come una congiunzione tra due estremi, la condanna della beatitudine euforica (SATURN SEX) e l’essere congelati dalla paura, in un costante stato mentale di agonia (STATE OF FEAR). Ying/Yang.

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Teri Gender Bender “STATE OF FEAR” (Clods Hill)

Il tuo suono è più sperimentale in questi due ep, canti anche in spanglish come dicevamo negli anni ’90, come lo hai sviluppato?

A volte ogni traccia determina ciò di cui ha bisogno e ti dice da sola quando è finita, almeno dal punto di vista vocale/lirico. Il suono è fortemente influenzato da un’anima trip hop urbana con elementi pop di cui sono grande fan.

Ma soprattutto sento che è il lavoro di una squadra, di tutte le persone coinvolte in queste canzoni e che le hanno trasformate nelle loro piccole bestie.

Ho imparato molto da Marcel, Riko, Marfred, Philo, Jon e Omar (è anche un vocalist molto dinamico, ed è stato divertente cantare di nuovo insieme a lui dai tempi dei Bosnian Rainbows).

Hai appena citato Omar Rodríguez-López dei The Mars Volta, con cui hai un forte legame artistico puoi parlarmene? Condividete la stessa visione musicale?

Penso che la connessione in parte sia data dal fatto che entrambi abbiamo un grande senso dell’umorismo e questo porta al resto, Omar nutre entrambe le nostre visioni essendo aperto ad ascoltare le idee degli altri e seguendo la sua totale devozione a servizio dell’arte, è sempre disponibile. C’è una fiducia completa negli input e nella creatività reciproca.

Dal tuo inizio nel mondo della musica come leader di Le Butcherettes ti struggi per sovvertire i ruoli che ci vengono imposti dalla società, pensi che qualcosa sia cambiato rispetto al tuo inizio o tutto va solo peggio?

Rispetto a 10 anni fa direi che le cose stanno migliorando perché c’è molta più consapevolezza e un dialogo aperto su quei temi sociali che spesso in passato venivano taciuti e derisi.

Sentendo il clima di oggi mi sento molto meno sola e posso respirare più facilmente perché so, ora più che mai, che non ero pazza o “isterica” come sono stata chiamata nel parlare di questi temi e ad essere ispirata dal movimento femminista.

Niente di tutto questo è stato invano, al contrario erano strumenti per aiutarmi a rimanere fedele a me stessa e oggi ci sono più modi per aiutare le minoranze, le persone gender fluid, LGBTQIA… certo, a volte sembra che quasi tutto sia corrotto e molti movimenti si sentono compromessi, ma c’è più consapevolezza e infinite storie da ascoltare e da cui imparare.

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Cercando su di te in internet trovo diverse persone che si chiedono: i baffi di Teri Gender Bender sono reali? Voglio dire: è ancora un problema?

Mi sono fatta una promessa: non cercarmi mai su Google, in Internet o su qualsiasi piattaforma social perché sono stata continuamente vittima di bullismo a scuola e poi sono stata una fonte ridicola per i giornali locali mia città natale di Guadalajara.

Quindi, quando ho letto le cose brutte che hanno scritto sulla mia visione e sulla mia band, persino attaccandomi come persona, ho giurato a me stessa di non leggere mai più nulla che mi coinvolgesse, questo perché penso che ciò che non sai non può farti del male.

Non avevo idea che le persone cercassero online se i miei baffi fossero reali o meno, e mi fa un po’ ridere perché di persona quando vado al supermercato o all’aeroporto a nessuno sembra importare davvero se ho o meno i baffi jajajajaja!

A volte le cose possono essere ingrandite su Internet mentre di persona possono esserci amore e gentilezza se sei abbastanza aperto da abbassare la guardia.

Qui in Italia la comunità lgbtq+ non ha diritti e l’estrema destra è appena stata eletta, quindi è arrivato il momento di lottare. Sei un combattente, quindi ti chiedo qual è il tuo prezioso suggerimento per noi?

Grazie per aver detto che credi che io sia una vera combattente. Direi che in primo luogo è essenziale non combattere se stessi, perché una volta che hai la mente libera puoi fare qualsiasi cosa se ti impegni.

Quando dico di smettere di combattere il sé, che inizia con l’esplorazione del sé e il prendersi il tempo per guarire per liberare la mente, intendo che la mente deve essere acuta e informata quando esce nel mondo per prendere una posizione.

Non possiamo permetterci di essere i nostri stessi ostacoli… quindi dobbiamo prenderci cura della nostra salute mentale; l’elemento più importante nella lotta è la pazienza, tutte le lotte per cui vale la pena combattere richiedono molto tempo.

Iniziando con le cose piccole ma essenziali come imparare i propri confini e parlare con se stessi per parlare per gli altri. Questa personalmente è stata una lotta senza fine, ma ne imparo costantemente. Ci saranno giornate belle e brutte, ma almeno mai noiose.

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Ti senti vicino ad altri artisti che cercano di sovvertire il tradizionale ruolo di genere come Dorian Electra o Perfume Genius?

Sono grande fan e sostenitrice di qualsiasi artista che segua le proprie stranezze senza che provi vergogna, e se la prova la sa usare per rafforzarsi. Onestamente non so molto di questi artisti che citi, ma scaverò e imparerò e sicuramente mi sentirò vicino a loro, mi sento vicino a qualsiasi essere umano che sia fedele a se stesso, e che abbia il coraggio di fare arte liberatoria che lo faccia sentire un pericolo.

È vero che stai lavorando al tuo primo album? Cosa dobbiamo aspettarci?

Peli, un pericoloso pop stoner, ballate d’amore e jazz, tutto per urlare giustizia.

L’ultimo album di cui ti sei innamorata:

“MOTOMAMI” di Rosalia e “The Mars Volta” dei The Mars Volta.

Marco, grazie mille. Spero che tutto vada benissimo, vorrei essere nella bella Italia con tutti voi. Tanto amore.