Il risultato del fashion month è che vale tutto

Vale tutto, è questa la parola che ho sentito ripetere di più durante il fashion month appena finito dove abbiamo visto tramontare la body positivity, dove si sono visti vestiti che si potevano anche non far vedere e dove a vincere è il conservatorismo che strizza l’occhio alla destra che look dopo look sta prendendo sempre più piede.

“Per fare un riassunto di questo fashion month si può serenamente dire che il sistema moda per cambiare ha scelto di non cambiare” scrive Michele Ciavarella sul suo style.corriere mettendo in piedi una sorta di greatest hits che però non emoziona più perdendo poco alla volte il titolo di testimone del tempo in cui tutto accade.

“Dalle sfilate maschili nascono due filoni: il ritorno, insistente, al formale e i look finto ribelle che spingono la moda maschile verso il sempre più lontano genderless.”

“Uguale per la donna: da un lato la ricerca della consapevolezza, la cancellazione del lavoro sulla silhouette che costringe il corpo e dall’altro l’illusione del ritorno del power dress.”

“Mi chiedo dove siano finiti tutti i buoni propositi e le promesse fatte ai consumatori nel passato più recente, come la body positivity, le dichiarazioni di inclusione, gender equality le lotte alle discriminazioni.

Domande su domande che si sono affollate in quasi due mesi di sfilate che dall’inizio di gennaio si sono susseguite: l’Uomo a Milano e Parigi, la Couture a Parigi, la Donna a New York, Londra, Milano e Parigi. Una pila infinita di cose a cui non si può dare titolo se non Vale tutto.

La moda si accontenta, la gente non lo capisce e si nasconde dietro a parole come “qualsiasi cosa va bene”, che lascia un po’ stupiti e perplessi chi ha creduto anche solo per un momento che qualcosa di specifico potesse definire questo periodo.

“Insomma, in due mesi quello che si è potuto osservare è che la moda si sia arresa davanti a un presente che fa fatica a decifrare e a un futuro che è difficile da prevedere.”

Servirebbe l’irrazionalità come reazione a un mondo che mi sembra sempre più conservatore sul fronte della politica e confuso su quello della tecnologia. L’irrazionalità, quindi, mi sembra l’atteggiamento migliore che ha come risultato due correnti opposte: il romanticismo e la protesta. È come se la fantasia si ritagliasse un posto duro ma anche dolce contro le regole.

La moda può reagire alla spinta conservatrice e introdurre una riflessione e un contenuto in un mondo che sembra andare alla deriva spinto da forze in cui c’è molta irrazionalità. Occorre costruire contenuti più umani invece a questo giro nessun designer, nessun marchio, nessuna Maison ha pensato a questo bensì si è pensato a quanto poco si è fatturato negli ultimi tempi e quindi imbavagliamo la creatività e liberiamo la voglia sempre più grande di far soldi.

La destra diventa sempre più conservatrice e anche la sinistra appare più conservatrice. Sono irrazionali i movimenti religiosi radicalizzati, è irrazionale la politica che nega e ostacola i diritti individuali, è irrazionale un potere che nessuno sa bene dove risiede e chi veramente lo esercita.

Tutto è come sospeso, affidato al controllo di chi detiene le chiavi del progresso tecnologico, sempre più controllore e sempre meno al servizio di chi dovrebbe usufruire delle facilitazioni che mette a disposizione.

Se non reagisce la moda, che è una creatività a più diretto contatto con la persona in un mondo irreversibilmente globalizzato, chi o cosa altro potrebbe sensibilizzare verso questa urgenza? La moda ce la può fare se abbandona quella richiesta di legittimazione che la frena di fronte alla cultura.”

fashion month

Grazie a Michele Ciavarella che è sempre fonte di ispirazione per me e penso che dovrebbe esserlo per tutti quelli che amano la moda e non i vestiti.